mercoledì 28 maggio 2014

OMELIA SULL'ASCENSIONE

"Κατελθόντα ἐκ τῶν οὐρανῶν καὶ σαρκωθέντα ἐκ Πνεύματος Ἁγίου καὶ Μαρίας τῆς Παρθένου καὶ ἐνανθρωπήσαντα (...) Καὶ ἀναστάντα τῇ τρίτῃ ἡμέρα κατὰ τὰς Γραφάς. Καὶ ἀνελθόντα εἰς τοὺς οὐρανοὺς καὶ καθεζόμενον ἐκ δεξιῶν τοῦ Πατρός και πάλιν ερχόμενον μετά δόξης κρίναι ζώντας και νεκρούς "

"Per noi uomini e per la nostra salvezza discese dal cielo e per opera dello Spirito Santo si è incarnato nel seno della Vergine Maria e si è fatto uomo (...) il terzo giorno è risuscitato, secondo le Scritture, è salito al cielo, e siede alla destra del Padre e di nuovo verrà nella gloria a giudicare vivi e morti" (dal Credo Niceno-Costantinopolitano)


Che cosa è dunque l’ Ascensione? Che evento celebriamo? Ne parlerò in breve. Devo dirlo, fratelli miei, e la scienza pure lo afferma, che esisteva un’epoca in cui non esisteva niente. La materia non è immortale, è corruttibile e come tale non ha origine eterna. C’era un tempo in cui non esisteva il sole, la luna, le stelle, le galassie. Non c’erano fiumi, laghi, mari, oceani. Non c’erano montagne e valli, alberi e fiori, animali e uccelli. Ci fu un’epoca in cui non c’erano esseri umani. Però non ci fu mai un tempo – e questo proclamiamo nel Credo – in cui non c’era Cristo! Il Cristo è eterno, senza inizio e fine. Questa è la nostra fede. Il Figlio, la seconda persona della Santa Trinità, c’era sempre, “prima di tutti i secoli” (Simb. Fede).

Il Figlio era in cielo, circondato dagli angeli. Ma quando l’ essere umano è decaduto e nessun altro poteva salvarlo, allora Egli, la seconda persona della Trinità, è venuto sulla terra. Non noi ci siamo mossi verso Dio e siamo saliti a Lui ma è Lui che è venuto e disceso a noi. E’ disceso al cielo per cercarci. Il pastore è sceso a cercare la pecora smarrita, l’ha trovata e l’ha salvata con la sua morte e resurrezione liberandola dalla schiavitù del peccato e della morte. Dopo essere risorto, Cristo è  rimasto sulla terra altri 40 giorni e poi è asceso al cielo, portando così a compimento il mistero dell’incarnazione e divinizzando l’uomo.

Sant’Atanasio il Grande diceva che “Dio è diventato uomo affinché l’uomo possa diventare Dio”. Dio è venuto sulla terra affinché possiamo salire al Cielo! È questo che celebra l’Ascensione! E’ questo il motivo di grandissima gioia per gli Apostoli come ci riferisce l’evangelista Luca. (Luca 24, 50-52)

L’ Ascensione del Signore ci fa pensare. Non esiste solo la terra. Non è questa la nostra casa permanente. Qui siamo solo di passaggio. La terra costituisce per noi in realtà un albergo. Quando si va in un albergo ci stai uno – due giorni, ma mica diciamo che l’albergo è nostro. Un Monaco ha scritto per la sua dimora: “cella mia, cella mia, oggi appartieni a me, domani a un altro e mai a qualcuno”. Siamo ospiti dell’albergo che si chiama terra, e oggi o domani si parte da qui per la nostra patria.

Hanno chiesto ad un filosofo prima di Cristo: “quale è la tua patria? Aspettate, dice, e quando si fece notte e apparvero le stelle, ha mostrato loro il cielo e ha detto: lì su è il mio paese!” Il cielo è la nostra patria. L’apostolo Paolo ha detto (Eb. 13,14): “non abbiamo qui una città stabile, ma cerchiamo la futura”.

D’altronde l’etimologia della parola άνθρωπος (uomo) indica la creatura che si rivolge verso l’alto e desidera di vedere il cielo, che ha nostalgia del cielo. Quindi non dobbiamo rimanere rivolti verso il basso, come i maiali che hanno la testa continuamente verso la terra. Siamo esseri umani, non dobbiamo diventare bestie.

La Chiesa sempre, ma specialmente ora con l’ Ascensione di nostro Signore Gesù Cristo, conduce la nostra mente e ci prepara per il cielo al quale dobbiamo credere anche noi. Lì il cuore e la mente, come le aquile e non come le lucertole ed i maiali sulla terra. “La nostra patria è in cielo”. (Fil. 3,20).  

Ma cosa è e dove si trova questo cielo? 

Il Cielo non è da nessuna parte nel profondo dello spazio, al di là dei pianeti, o in qualche galassia sconosciuta. Il Cielo è ciò che Cristo ci dà, ciò che abbiamo perso attraverso il nostro peccato ed il nostro orgoglio, attraverso il nostro materialismo, attraverso ciò che è esclusivamente terrestre e che è ora aperto, offerto, e che ci è restituito da Cristo. Il Cielo è il regno della vita eterna, il regno della verità, della bontà e della bellezza. Il Cielo è la trasformazione spirituale totale della vita umana; il Cielo è il regno di Dio, la vittoria sulla morte, il trionfo dell’amore e della sollecitudine per gli altri.

Fratelli, stiamo sempre accanto alla Chiesa di Cristo (la Chiesa Ortodossa, la Chiesa Una e Indivisa), che unisce gli uomini. In Essa, anticipazione del cielo, cielo sulla terra, tutti, piccoli e grandi, dobbiamo riunirci per pregare e lodare Gesù Cristo crocifisso, risorto e asceso al cielo.

E in Lui, che il fine, il significato e la gioia ultima della nostra vita ci sono rivelati. Tutto, assolutamente tutto attorno a noi, ci spinge verso il basso. Invece guardiamo verso la carne divina che sale al cielo, verso Cristo che si eleva “al suono della tromba”, e diciamo a noi stessi e poi al mondo:  

E’ là che si trova la verità a proposito del mondo e dell’umanità.  E’ qui che si trova la vita alla quale Dio ci chiama dall’intera eternità!

Inoltre, questa settima domenica dopo Pasqua, celebriamo il primo Concilio Ecumenico di Nicea, dove si riunirono trecentodiciotto padri teofori nel 325, sotto la presidenza dell’imperatore san Costantino il Grande.

La ragione per la quale celebriamo questa festa subito dopo l’Ascensione non è casuale.  Il primo concilio ecumenico si riunì per contrastare la prima grande eresia cristiana: l’Arianesimo, che prende il nome dal suo ideatore Ario un sacerdote di Alessandria che negava quanto abbiamo detto all’inizio dell’omelia, ovvero il fondamento della nostra Fede: l’incarnazione del Figlio Dio.
Ario, infatti, sosteneva che Gesù Cristo fosse una semplice creatura e negava quindi la sua divinità e di conseguenza la sua incarnazione.

I Santi 318 Padri condannarono Ario e proclamarono che Gesù Cristo è vero Dio e vero Uomo, riconoscendoLo della stessa natura e dignità del Padre e che negli ultimi tempi si è incarnato per la nostra salvezza e dopo averla compiuta, con la carne assunta è tornato nei cieli come Teantropo.

Tra questi Santi Padri, duecentotrentadue erano Vescovi, ottantasei Sacerdoti, Diaconi e Monaci, cosa che in totale fa trecentodiciotto. I più importanti erano: Silvestro papa di Roma e l’Arcivescovo Mitrofane di Costantinopoli (questi due erano rappresentati da legati), Alessandro di Alessandria con Atanasio il Grande, che era allora Arcidiacono. Eustazio di Antiochia e Macario di Gerusalemme, Hosios Vescovo di Cordova, Pafnuzio il Confessore, Nicola il Mirovlita e Spiridione di Trimitunde (che, avendo trionfato sul filosofo del posto, lo battezzò, mostrandogli il triplice Sole)

Per le loro preghiere, o Cristo Dio nostro, abbi misericordia di noi e salvaci.Amin!