Domenica Quarta di Quaresima: di san Giovanni Climaco.
La
quarta Domenica di Quaresima onoriamo la memoria di san Giovanni
Sinaita, detto il Climaco. Egli visse nel sesto secolo dopo Cristo e
fu un grande studioso e conoscitore dell'anima umana e compose
un'opera chiamata in greco "Climaca" (la Scala) in cui
analizza con precisione tutte le passioni (gradini verso le tenebre,
lontano da Dio) e le virtù (gradini verso il cielo e quindi verso
Dio). Quest'opera è un'opera importantissima nella Chiesa Ortodossa.
La
Santa Quaresima è un periodo di conversione, un periodo in cui il
nostro cuore di pietra deve diventare, con l'aiuto di Dio, un cuore
di carne, e da insensibile diventare sensibile, passando dalla
freddezza e dalla durezza al calore e all'apertura verso tutti, in
primo luogo verso lo stesso Dio.
La
Grande Quaresima è un periodo di rinnovamento, in cui l'anima (come
la natura in primavera) inizia una nuova vita: la nostra vita senza
sole inizia a riprendere vita con l'aiuto dei Santi Misteri
(Confessione e Comunione), ricolmandosi così dei ricchi doni celesti
del Santo Spirito e comunicando, di conseguenza, alla natura divina. E'
periodo di riconciliazione e la riconciliazione è gioia! La gioia di
Dio e la nostra gioia: è davvero un nuovo inizio!
Così
insegna san Giovanni Climaco:
"La
conversione, vale a dire il nostro ritorno a Dio, è rinnovamento del
Battesimo; rinnovamento del nostro patto con Dio, della nostra
promessa di cambiare la nostra vita. E' un periodo durante il quale
possiamo acquisire l'umiltà, la quale è pace: pace con Dio, pace
con il nostro io, pace con tutta la creazione. La conversione nasce
dalla speranza, quando cioè rigettiamo la disperazione.
Colui
che si pente è uno che è degno della condanna; nonostante ciò,
egli lascia il tribunale senza vergogna, poiché la conversione è la
nostra riappacificazione con Dio. E questa si ottiene attraverso una
vita degna, che si allontana dai peccati commessi in passato.
Conversione
significa lavare la nostra coscienza. Conversione significa completa
liberazione dalla tristezza e dal dolore.
E
se ci chiediamo come faremo a raggiungere questo scopo, come faremo,
cioè, a contraccambiare l'amore di quel Dio che ci accoglie come il
Padre della parabola dei figliol prodigo, attendendoci con ansia
nonostante il nostro rigetto, il quale non si è mai allontanato dai
noi nonostante il nostro allontanamento, la risposta la troviamo
imparando qualcosa sulla preghiera:
"Pregando
poi, non sprecate parole come i pagani, i quali credono di venire
ascoltati a forza di parole poiché Dio, il nostro Padre Celeste, si
rallegra delle parole semplici e del balbettio dei bambini.
Quando
parlate con Dio, non sforzatevi di dire molte cose, poiché la mente
si perderà nella ricerca delle parole. L'unica parola che sussurrò
il Pubblicano gli ottenne la misericordia di Dio; una sola parola
piena di fede salvò il buon ladrone sopra la Croce. La moltitudine
di parole durante la preghiera distrae la mente dalla presenza di
Dio. E se quando preghi, una sola parola ti colpisce e la senti nel
profondo del tuo cuore, rimani su essa, rimani, poiché alcune volte
il nostro angelo custode prega con noi, perché siamo sinceri con noi
stessi e con Dio".