Omelia nella Domenica dell’Adorazione della Croce
2013
Carissimi,
la Chiesa,
quale nuovo e celeste Paradiso in terra, a metà del nostro cammino quaresimale
ci ristora con l’albero nuovo e vivificante della Croce.
A somiglianza
di quell'albero piantato nel mezzo del giardino dove Adamo, disobbedendo al
comandamento di Dio di non mangiarne il frutto, raccolse la corruzione e la
morte (i Padri Santi vedono in questo divieto di mangiare dall’albero della
vita tutta la spiritualità del digiuno cristiano), dal nuovo albero – cioè la
vivificante Croce - piantata nel mezzo della Chiesa, mangiando il suo frutto noi non
moriremo ma saremo inondati e pieni della vita immortale con Dio.
Oggi, con cuore
compunto e labbra indegne, ci accostiamo ad adorare e a baciare il legno
vivificante e prezioso della Santissima Croce confessando nella Fede il Signore
morto e risorto nello Spirito Santo.
Nella croce di Cristo vediamo svelato il
mistero dell’amore folle di Dio verso l’umanità intera ma nello stesso tempo vediamo in essa il mistero della tragedia, del fallimento e
dell’umiliazione.
La nostra sofferenza, il dolore umano, la morte trovano senso
e si trasfigurano soltanto nella Croce di Cristo che apre una finestra per far
passare la luce sfolgorante della resurrezione e della vita eterna!
Cristo Signore, quale nuovo Adamo, ha umiliato se stesso, ha svuotato se stesso, eppure essendo
Dio per natura si è caricato di tutta la nostra miseria umana prendendo su di
sé tutti i peccati del genere umano crocifiggendoli sulla croce e dando così
morte alla morte!
Ma perché
festeggiamo e adoriamo la santa Croce proprio a metà della grande Quaresima?
Ecco le
motivazioni che ci offre la liturgia della Chiesa:
“Poiché durante i 40 giorni di digiuno noi in
qualche modo crocifiggiamo noi stessi... e diventiamo tristi, abbattuti e
scoraggiati, ecco che ci viene presentata la Croce che dà vita, per ristorarci
e rassicurarci, per ricordarci la passione di nostro Signore e per
confortarci….Noi siamo come quelli che percorrono un sentiero lungo e aspro e
sono affaticati; vedendo un bell'albero con molte foglie, si siedono alla sua
ombra per un momento e poi, come ringiovaniti, continuano il loro viaggio. Così, oggi, in questo tempo difficile di digiuno e di sforzo, i Santi Padri hanno
piantato la Croce in mezzo a noi per procurarci riposo e ristoro, per renderci
così coraggiosi in vista del compito che resta da fare. O per dare un altro
esempio: quando sta per venire un re dapprima appaiono il suo stendardo e i
suoi emblemi, poi viene lui di persona, pieno di allegrezza e giubilo per la
vittoria, riempiendo di gioia tutti i suoi sudditi; Allo stesso modo, nostro
Signore Gesù Cristo ci invia prima il suo scettro, l’emblema regale, la croce
vivificante che ci riempie di gioia e ci rende pronti a incontrare il Re stesso
e a render gloria alla sua vittoria. Tutto questo nel bel mezzo della Quaresima
confortati da Cristo che ci condurrà fino alla Resurrezione.
Noi a che punto
ci troviamo? Ognuno si faccia un attento esame di coscienza di come abbiamo
vissuto queste tre settimane incentrate fortemente sulla preghiera, sul digiuno
purificatore e sul pentimento. Quanto tempo dedichiamo alla preghiera liturgica
e alla preghiera personale in casa se lo confrontiamo al tempo che spendiamo
inutilmente davanti alla televisione, ai piaceri della vita e alle
preoccupazioni mondane? La lettura e la meditazione del Santo Vangelo e di
libri spirituali che posto occupano nella nostra crescita spirituale? Pochi siamo
e pochissimi sono coloro che partecipano alle ufficiature quaresimali (questo
vale anche per il periodo fuori dalla Grande Quaresima).
Una Quaresima senza la
preghiera liturgica comunitaria in chiesa e senza decisione di voler cambiare vita e
aderire totalmente al Vangelo di Cristo, è tempo perso! Non ci gioverà a nulla!
Se non troviamo tempo per venire in chiesa a lasciarci contagiare dalla
preghiera quaresimale, non troveremo tempo neanche in casa dove ridurremo il
nostro pregare a un frettoloso segno di croce dando così a Dio il dovuto: "prima
penso ai fatti miei e poi alla fine, se rimane tempo, penso un po’ a Dio. Se
togliamo la –d da Dio resta –io, vale a dire egoismo.
Se mi
permettessi di chiedervi: “perché non venite in chiesa?” o “cosa fate per
quanto riguarda il digiuno?” o ancora
sulla massima distrazione e superficialità nel leggere il calendario
ortodosso o nell’attenzione che date ai programmi pastorali sono sicuro che
subito mi sentirei dire tante scuse e tante giustificazioni. Chi sta
giustificarsi e a scusarsi in continuazione nasconde dentro di se egoismo e
superbia.
Buon proseguimento di cammino quaresimale con preghiera, digiuno e
umiltà! Forza e coraggio!
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