mercoledì 17 aprile 2013

Prerequisiti per una vera spiritualità


Prerequisiti per una vera spiritualità
del protopresbitero Christos Aigides



«Chiunque vuol venire dietro a me rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua» (Mc 8:34)

La Croce di martirio, sopra la quale il Signore ha disteso le sue braccia per abbracciare tutto il genere umano, è il trampolino di lancio nel viaggio spirituale di ognuno di noi. Questa Croce è il criterio e la misura per una sana spiritualità. Infine ogni Croce diviene un'opportunità e un biglietto per il Paradiso.

Chiunque vuol venire dietro...

Un prerequisito per una vera spiritualità e quindi per il digiuno, la preghiera, e ogni sforzo in essa, è la libertà. Questo grande dono di Dio all'uomo è sfortunatamente compreso da pochi, pochi traggono vantaggio da esso e ancor meno sono coloro che lo vivono. Dovrebbe essere chiaro che una vita spirituale forzata non ha alcun senso. La spiritualità richiede libertà, gioia e coraggio, non pressione, afflizione o ansia. La libertà è un prerequisito in ogni relazione umana. Dobbiamo essere liberi in tutto e con tutti. 

Rinneghi se stesso…

Cristo ci dice chiaramente che chi vuole seguirlo, cioè chiunque vuole avere una vita spirituale, deve rinnegare se stesso. Se io voglio essere liberamente un Suo discepolo, devo essere pronto a perdere, ad essere ferito, ad essere umiliato, a non fare la mia volontà, ad essere sempre l'ultimo. Purtroppo noi facciamo l'opposto e, per questa ragione, il grande male del nostro tempo è l'egoismo. E' per questo che tanti nostri rapporti si rovinano, è per questo che ci sono così tanti divorzi, è per questo che ci arrabbiamo con i nostri bambini, è per questo che abbiamo difficoltà con i nostri genitori, è per questo che entriamo in conflitto con i nostri colleghi di lavoro.

Prenda la sua croce e mi segua…

La nostra posizione egoistica in tutte le cose indica chiaramente che noi non vogliamo avere alcuna difficoltà nella nostra vita. Ci sentiamo turbati quando siamo tentati, e se potessimo, fuggiremmo la tentazione. Proviamo dolore e turbamento quando incontriamo la benedizione della Croce, tentazione, sofferenza e difficoltà. Non utilizziamo tutti i doni di Dio. Questo non è compreso dalla semplice logica. Molte volte ciò sembra illogico e stupido. Ma proprio questo è la Croce: follia. Non è una difficoltà ma una benedizione. Non una punizione ma gioia. Inoltre, questo è il cammino stabilito da Cristo, e percorso da folle di martiri, confessori e venerabili, che ora vivono in eterno con Lui.

Tutto quello che ho espresso sopra significa seguire fedelmente il Signore. I prerequisiti sono specifici, chiari e semplici. Non ci dovrebbero essere variazioni o interrogativi. Seguire il Signore significa seguire la Chiesa. Essere obbedienti al Signore significa fare quello che la Chiesa insegna e professa. Questo perché la Chiesa è Cristo e persiste nell’eternità. Ma se la mia preghiera, il mio digiuno o in generale la mia spiritualità sono come voglio io o come io penso o anche come mi fa più comodo, allora, forse, sto seguendo la mia volontà e non Cristo.

Con la mia benedizione, la speranza e la preghiera, carissimi, che per il resto della Quaresima ma anche per tutta la nostra vita, seguiamo veramente, sostanzialmente e spiritualmente la Chiesa, sollevando la nostra Croce personale che poi è il nostro biglietto per il Paradiso.