03 Marzo 2013
Domenica del Figlio dissoluto
Carissimi
fedeli,
la
Chiesa prendendoci per mano via via ci conduce ad entrare nella primavera dello
Spirito, cioè, la grande e santa Quaresima.
Da
domenica scorsa, con il Fariseo e il
Pubblicano, abbiamo incominciato un periodo nuovo dell’anno liturgico che
chiamiamo Triodion o pre-Quaresima; essa è composta da quattro domeniche
preparatorie con tematiche di carattere pedagogico-spirituale e in tutte e
quattro le pericopi evangeliche sono presenti i temi spirituali che ci faranno
da guida per vivere in Dio il periodo del digiuno.
Oggi,
la seconda Domenica chiamata del Figlio dissoluto, al capitolo 15 di Luca, dove
troviamo altre tre parabole, racchiuse tutte da un unico titolo: la Divina
Misericordia.
Il
messaggio o meglio l’invito pressante che la Chiesa ci offre è fare nostra
questa parola del Vangelo, cogliendo l’opportunità di ritornare a Dio con il
cuore contrito e convertire tutta la nostra vita al Vangelo: (metania),
conversione, pentimento.
In
questa parabola possiamo intravedere un unico filo conduttore che è il mistero
della conversione, il perdono senza limiti del Padre che presuppone il
pentimento, da cui scaturisce la Resurrezione di un figlio perso e ritrovato.
Se
seguiamo il metodo dei Padri: leggere la Scrittura con la Scrittura stessa, allora in questo caso il figlio dissoluto è Adamo, cioè tutti noi, il Padre è
Dio, che tramite il sacrificio dell’agnello sgozzato (il suo Figlio Unigenito)
dona la Resurrezione e il perdono a tutti noi, morti a causa del peccato.
(Il
Battesimo ci rende partecipi di questo e c’è un secondo battesimo che è la
confessione dei peccati. L’allontanamento prolungato dalla Santa Confessione e
Comunione provocano una pnevmatikì nekrosi, una morte spirituale).
Un’altra
lettura di questo brano può essere la storia di ciascuno di noi: illudendoci di
vivere lontani da Dio, ci esiliamo dalla casa del Padre perdendoci, cadendo nella
dissolutezza e nel fallimento esistenziale.
Se
alla parola Dio togliamo la prima lettera, rimane –IO, l’egoismo e la superbia
sono le radici di ogni peccato. Solo il pentimento genera il ritorno a Dio
confessando i peccati e sperimentando il perdono, la misericordia di Dio che è un
oceano sconfinato dove i peccati, previo pentimento, si dissolvono.
Passiamo
ora ad un tema che per l’Occidente è stato un tabù e che non tanto è affrontato
poiché la stragrande maggioranza, avendo come Vangelo la televisione, i
giornali, e le provocazioni del mondo odierno, pensa – forse anche in buona
fede- in modo del tutto contrario a quello che il Vangelo di Cristo ci dice e
che per ogni Cristiano deve essere la norma assoluta della vita.
Il
tema è la sessualità. Oggi l’epistola di Paolo apostolo ci dà la possibilità di
affrontare questo tema. La risposta di Paolo al problema inizia con una cosa
curiosa ma non inspiegabile ovvero: il fare del proprio ventre un idolo, cioè
la passione ricercata del mangiare con mania e non con metro, è la causa degli
impulsi disordinati della carne. Da qui nasce la passione della lussuria, della
fornicazione, della prostituzione che dai Padri e anche dall’Apostolo, non è
intesa solamente in un rapporto con una prostituta ma anche in ogni genere di
uso degli organi genitali spinti dall’istinto al di fuori dello scopo e della
volontà di Dio che è la creazione della famiglia (il sacramento del
matrimonio).
Dice
san Nicodemo l’Aghiorita: “Il corpo del cristiano è stato plasmato non per
cadere attraverso il cibo nella lussuria, ma è stato plasmato per unirsi con il
Signore che è il suo capo, la sua testa”.
Il
digiuno, elemento caratterizzante l’ascetica ortodossa ha precisamente questo
scopo: di tenere a freno il corpo, e di rifuggire dalla idolatria del ventre
così da non sottomettersi alle passioni della carne le quali come principale
causa hanno la bella e dolce vita.
Quanti
di noi non vedono il proprio corpo come organo di piacere? Che cosa
risponderemo noi ai temi dei rapporti sessuali fuori dal matrimonio tra
adolescenti, tra adulti, tra omosessuali, all’autoerotismo, all’uso del
preservativo? Di fronte a questi temi sono sicuro che la logica prevalente è la
logica mondana, ma non la logica del Vangelo. Forse il Signore Gesù ci ha detto
cose che sono impraticabili? Forse il Vangelo è fuori moda? No, carissimi, il
problema è il nostro egoismo, e la nostra superbia!
La
risposta ce la da san Paolo: il corpo è stato creato da Dio, non per la
dissolutezza ma insieme con l’anima è destinato alla divinizzazione. Ecco
perché tutti i peccati carnali fanno uscire fuori strada dallo scopo di
eternità.
Ancora,
i nostri corpi con il Battesimo diventano membra di Cristo: Io non appartengo
più a me stesso, ma tutto quello che il mio corpo usa, lo fa usando le membra
di Cristo stesso. Lo abbiamo sentito da san Paolo: “Se io mi unisco con una
prostituta, formo con lei un corpo solo”. C’è qualcosa di più abominevole e
terribile di questo? Posso fare delle membra di Cristo, membra di una
prostituta? Intendiamoci bene, la Chiesa condanna il peccato in sé, ma usa
misericordia verso il peccatore. Sia ben chiaro che tutto il disordine sessuale
è peccato mortale perché non infetta soltanto il corpo ma anche l’anima e tutto
questo provoca un suicidio spirituale.
Carissimi,
forse
è incomprensibile o meglio è da pazzi per Cristo ragionare in questo modo ma
soltanto se uno vive la sua vita in Cristo e si sforza nel combattimento
spirituale all’interno della Chiesa, non da solo ma facendo obbedienza al
proprio padre spirituale, capirà che vivere in Cristo significa preghiera,
esercizio, combattimento, continenza, digiuno e attraverso questi mezzi
possiamo capire lo scopo della nostra vita cioè la santificazione del nostro
corpo e della nostra anima.
P. Arsenios