Dal
Sinassario ufficiale della Chiesa Ortodossa
Il 5 del mese
di Maggio, celebriamo la memoria della santa e grande martire IRENE
Al tempo di san Costantino il Grande, il re Licinio della
provincia di Magedone (Persia) aveva una bellissima figlia chiamata Penelope.
Per proteggerla da tutte le corruzioni del mondo esterno, all'età di sei
anni la rinchiuse in una torre alta e inaccessibile nella quale aveva ogni
genere di comodità. Era servita a tavola da tredici inservienti ed era istruita
da un saggio anziano di nome Apelliano. Un giorno, la bambina vide entrare nella
torre una colomba che portava nel suo becco un ramoscello d'ulivo che posò su
un tavolo d'oro. Poi venne un'aquila che aveva nei suoi artigli una corona di
fiori che posò nello stesso posto. Infine, arrivò un corvo che portava un
serpente e lo pose sempre lì. Quando Penelope chiese al suo maestro il
significato di queste cose, egli spiegò che essa doveva ricevere il Battesimo,
simboleggiato dal ramoscello d'ulivo, e che, dopo aver affrontato prove e
tribolazioni, avrebbe indossato la corona regale del martirio.
Sant’Irene protettrice di Lecce, frontespizio del Breviarium Liciense (1507 o 1527) |
Subito dopo questa visione, un angelo venne a educarla nella Fede
Cristiana e le diede il nome di Irene (Pace). Dopo essere stata battezzata,
Irene buttò gli idoli del padre e affrontò le sue minacce con risolutezza
virile. Licinio la gettò furiosamente in mezzo ai cani selvatici, ma uno di
loro si rivoltò contro il re e lo schiacciò. Riportato in vita grazie alle
preghiere della figlia, Licinio si convertì insieme a un gran numero di suoi
sudditi; e dopo aver abdicato si ritirò nella torre, dove trascorse il resto
dei suoi giorni in lacrime di pentimento.
Sedecia, il suo successore al trono, cercò di riportare la
principessa all'idolatria e, di fronte al suo rifiuto ostinato, la gettò in una
fossa piena di serpenti velenosi. Con la potenza di Dio, Irene si salvò da
questa prova così come dalle altre che le furono inflitte, e convertì molti
pagani alla vera Fede.
Quando Sedecia fu detronizzato dai suoi nemici, suo figlio Savoro
andò in guerra per vendicarlo. Irene andò nella città natale di Magedone per
incontrare Savoro e il suo esercito, e chiedergli di mettere fine alle
persecuzioni. Il re si rifiutò, così, insieme al suo esercito fu colpito dalla
cecità, ma per le preghiere della santa riottennero tutti la vista. Ciò
nonostante, Savoro si rifiutò di riconoscere il potere di Dio ed espose la
santa ad altre torture; per questa sua insolenza fu colpito e ucciso da un
fulmine.
Liberata, così, dal re, Irene attraversò tutta la città
proclamando la Buona Novella, e conducendo a Cristo la maggioranza degli
abitanti. Si recò, poi, nella città di Calliniko, dove, avendo
trionfato sulle torture che le furono inflitte, condusse alla Fede tutti gli
abitanti incluso il prefetto incaricato dal re di torturarla. La fama della
santa raggiunse il re Sapore II di Persia che la convocò e la decapitò. Un
angelo, però, la riportò in vita cosicché potesse continuare la sua missione.
Andò quindi nella città di Mesembria, recando in mano un ramoscello d'ulivo
come simbolo di vittoria della Fede sopra tutti i poteri della morte. Dopo aver
battezzato il re della regione e i suoi sudditi, ritornò nella sua madrepatria
e poi andò a Efeso, dove, per confermare la sua predicazione operò molti
miracoli, simili a quelli degli Apostoli. Avendo completato la sua opera missionaria,
sant'Irene prese con sé il suo maestro Apelliano e sei discepoli; e andando in
una tomba appena costruita, ordinò loro di chiuderla dentro e di ritornare dopo
quattro giorni. Due giorni più tardi, Apelliano ritornò alla tomba, tolse via
la pietra e trovò la tomba vuota. Dio aveva glorificato la sua serva che lo
aveva amato e aveva dedicato tutta la sua vita nel servirlo. Sebbene molti di
questi miracoli possano sembrare irreali, nulla è impossibile a Dio.
Sant'Irene, attraverso la sua predicazione e il suo esempio, condusse migliaia
di persone a Cristo. La Chiesa continua a onorare la sua memoria e a invocare
la sua celeste intercessione.
Inoltre, sant'Irene fu una delle dodici sante vergini che
apparvero a san Serafino Sarov nel 1831 nel giorno della festa
dell'Annunciazione.
Per le sue preghiere, Signore Gesù Cristo Dio nostro, abbi
misericordia di noi e salvaci. Amin
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LECCE E SANT'IRENE
Sant'Irene fu protettrice della città fino al 1656, anno in cui fu proclamato patrono della città: sant'Oronzo vescovo. Tuttavia, rimangono in città numerose testimonianze, piccole e grandi, di questa antichissima devozione, oggi, purtroppo, quasi del tutto dimenticata. Una di esse è la chiesa a Lei intitolata, nel cuore della città di Lecce, risalente ai secoli XVI-XVII. Come è visibile dalla fotografia, sulla trabeazione è scolpita la dedica in latino: IRENE VIRGINI ET MARTIRI (Alla vergine e martire Irene) e più sotto LVPIENSIVM PATRONAE (Alla patrona dei Leccesi). La nostra comunità Ortodossa di Lecce del Patriarcato Ecumenico di Costantinopoli, (in via Ascanio Grandi 3 nei pressi di piazzetta santa Chiara) continua a venerare la Santa come protettrice di Lecce.
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