venerdì 8 febbraio 2013

Padre P.Deseille:La Chiesa Ortodossa e il movimento ecumenico

Punti di vista ortodossi sull'unità dei cristiani.
di Padre Placide Deseille

L'ecclesiologia ortodossa è rimasta essenzialmente quella della Chiesa antica, malgrado alcune distorsioni dovute alle circostanze storiche e ai peccati degli uomini.

La Chiesa Ortodossa odierna si sente in perfetta continuità e senza alcuna rottura con tale ecclesiologia.

Essa ha coscienza d'essere puramente e semplicemente la Chiesa di Dio. La sua tradizione ha per contenuto normativo quanto tutti i cristiani, prima dell'epoca delle separazioni, hanno considerato assieme come facente parte del deposito apostolico, che si trattasse della fede stessa o della vita ecclesiale.

Dal punto di vista ortodosso, l'unità tra tutti i gruppi cristiani separati non può realizzarsi che con il ritorno alla Tradizione comune e universale della Chiesa: quant'è stato ricevuto come dogma di fede o vissuto come istituzioni comuni "dappertutto, sempre e da tutti" durante il millenario che ha preceduto le separazioni, senza nulla aggiungervi né togliervi. 
Aderendo alla pienezza della Tradizione, ciascuna di queste comunità si troverebbe ipso facto nell'unità della Chiesa universale.

Secondo quest'ecclesiologia patristica e ortodossa, l'unità visibile della Chiesa è, dunque, data da Dio e rimane identica a se stessa fino alla Parousia. Se si escludono gli ambienti ecumenici cattolici, l'ecclesiologia d'origine protestante che domina nel movimento ecumenico è d'ispirazione molto differente. La sua convinzione fondamentale è che l'unità visibile della Chiesa non è data, ma è da sperare e da costruire con la docilità di tutti all'azione dello Spirito Santo. Nessuna Chiesa empirica si può identificare alla Chiesa di Dio. Questa possiede un'unità reale ma invisibile attraverso le divisioni attuali. Il fine del movimento ecumenico è di manifestarla progressivamente con un'unità visibile che comporta una fede comune nelle verità giudicate come fondamentali, un'intercomunione sacramentale e un riconoscimento dei ministeri; le differenze istituzionali e dogmatiche possono rimanere considerate all'interno delle diverse chiese.

E' evidente che una tale concezione non può apparire agli occhi degli Ortodosso che una pan eresia. Il solo metodo ecumenico valido sarebbe, per l'Ortodossia, quello d'un confronto dottrinale totale e diretto, sfociante ineluttabilmente nell'accettazione della Verità e nel rifiuto dell'errore. In tutta la sua storia, l'Ortodossia non ha conosciuto che due categorie: la vera Fede (l'Ortodossia dal greco όρθος, "retto", "corretto" e δόξα, "opinione", "dottrina") e l'eresia, senza alcuna possibilità di compromesso tra le due.

E' dunque la Verità, non l'unità, che nell'opinione e nell'esperienza dell'Ortodossia, dovrebbe costituire il vero fine del movimento ecumenico. In questa esperienza l'unità non è altro che la naturale conseguenza della Verità, il suo frutto, la sua benedizione.

E' da notare che il termine stesso "eresia" è praticamente assente dal vocabolario ecumenico. Concludendo voglio riportare una citazione del Cardinale Willebrands: "l'anima di ogni ecumenismo è la conversione del cuore, la santità di vita, unite alle preghiere pubbliche e private per l'unità dei cristiani. Ma prima di tutto c'è l'opera della Grazia divina alla quale nulla è impossibile.


La mistica icona della Santa Chiesa  Ortodossa, l'Una e Indivisa Chiesa di Cristo.