sabato 13 agosto 2016

14 Agosto 1480: Il martirio d'Otranto, una riflessione



Il 31 Luglio 1480 l'esercito Ottomano iniziò l'assedio della città di Otranto. Le truppe spagnole si diedero alla fuga. Solo i cittadini, per la maggior parte pescatori o contadini, rimasero a difendere eroicamente la città senza arrendersi per circa quattordici giorni. Dopo due settimane di duro assedio, il 14 Agosto, gli Ottomani riuscirono a prendere la città. Uccisero il vescovo e il clero che si trovavano in cattedrale insieme a donne e bambini per celebrare l'ultima Santa Liturgia e il giorno dopo, il pascià Akhmet ordinò che tutti gli uomini rimasti superstiti, dai 15 anni in su, fossero portati in sua presenza. Furono radunati circa 800 uomini. Il Pascià pose come unica condizione per avere salva la vita quella di rinnegare Gesù Cristo e abbracciare la fede islamica. Ma il più anziano e il primo ad essere decapitato, Antonio Primaldo, un umile cimatore di panni, disse, rivolto agli altri: 

"Fratelli miei, sino ad oggi abbiamo combattuto per difendere la Patria e per salvare la vita e per li Signori nostri temporali, ora è tempo che combattiamo per salvar le anime nostre per il nostro Signore, il quale essendo morto per noi in Croce, conviene che noi moriamo per esso, stando saldi e costanti nella Fede e con questa temporale (morte) guadagneremo la vita eterna e la corona del martirio". 
Un coro fece eco alle parole dell'invitto campione: "Preferiamo mille volte morire con qual si voglia sorte di morte piuttosto che rinnegare Cristo". Neppure uno indietreggiò dinanzi al terribile dilemma e (secondo il cronista) si assistette a scene bellissime: i figli imploravano la benedizione dei genitori, i genitori incoraggiavano i figli ad affrontare la morte; si baciavano, si abbracciavano e contenti come se andassero ad una festa, si salutavano: "Arrivederci in Paradiso."

I martiri avevano raggiunto una tale maturità spirituale che gioivano per il martirio e mentre venivano martirizzati gustavano il martirio. Dio non ci fa degni di una tale grazia. Come riusciremmo noi a resistere?! Tuttavia, perché non gioire delle piccole difficoltà quotidiane? Nel momento in cui soffriamo un piccolo martirio (un problema ci affligge, un altro ci opprime, un altro ancora ci fa preoccupare, qualcuno non ci capisce o ci crea problemi) perché lo prendiamo con il piede storto? invece di prenderlo spiritualmente? cioè che Dio permette ciò per aiutarci spiritualmente, per benedirci, per aiutarci a crescere. Se faremo così, anche noi gioiremo!