martedì 14 maggio 2013

“La Chiesa è dove è la Verità” del gheron Gheorghios Kapsanis

“La Chiesa è dove è la Verità”


del gheron Gheorghios Kapsanis igumeno del Sacro Monastero di Grigoriu - Monte Athos

dal blog amico www.ortodoxia.it



In questi ultimi tempi molto si parla dell’unione delle Chiese. In realtà si tratta dell’unione dei Cristiani eterodossi, staccatisi dalla Chiesa una, santa, cattolica ed apostolica. Non esistono molte Chiese che si debbano riunire, poiché il Signore Uomo-Dio fondò una sola Chiesa. La continuità di questa Chiesa è rappresentata solo dall’unica Chiesa cattolica-ortodossa. Da questa unica Chiesa cattolica si staccò definitivamente Roma nel 1054 per il rifiuto degli Ortodossi di sottoporsi alle sue pretese anticanoniche sul primato d’autorità su tutta la Chiesa e per altri errori. In seguito ai numerosi abusi del Papato, in Occidente nel 1517 s’iniziò la lotta dei Protestanti (o Evangelici) contro i Romano-cattolici, che produsse un frammentarismo religioso nell’Occidente cristiano. Come è noto, oggi esistono molte centinaia di sette protestanti specialmente negli Stati Uniti. Quindi la vera Chiesa del Cristo non si è spezzata, al punto di dover parlare di unione delle Chiese. Al contrario essa, con tutte le persecuzioni ed i difetti dei suoi membri, continua ad attenersi fermamente allo stesso Evangelo ed alla stessa fede nel Salvatore, alla fede degli Apostoli e dei Santi Padri. Perciò è errato parlare di unità delle Chiese. Dal punto di vista ortodosso e per la precisione, possiamo solo parlare di riunificazione degli eterodossi staccatisi dalla Chiesa ortodossa, i quali, coscientemente o inconsapevolmente, si trovano nell’errore e nell’eresia.


Chi, senza nutrire alcun dubbio, crede che solo la Ortodossa è La Chiesa una, santa, cattolica ed apostolica del Simbolo della Fede, non deve parlare di unione delle Chiese, ma del ritorno degli eterodossi all’unica vera Chiesa. (…)

Purtroppo oggi su questo argomento sussiste una grande confusione sia per ignoranza che per malafede. Perciò spesso sentiamo parlare, addirittura da personalità rivestite di funzioni ufficiali, che tra gli Ortodossi e gli eterodossi non esistono differenze sostanziali; che la Chiesa una, santa, cattolica ed apostolica è composta da tutte le chiese ortodosse ed eterodosse, poiché, così si afferma, nessuna Chiesa storica può sostenere di conservare la verità intatta, per cui con tutte le forze bisogna tendere all’unione con gli eterodossi e giungere addirittura alla comunione del Calice. Tutto ciò, assieme ad altre affermazioni del genere, rappresenta un vero allontanamento dalla Fede degli Apostoli e dei Padri e costituisce un’eresia, poiché colpisce i fondamenti della Fede.

Il popolo ortodosso, che è il custode della Fede ortodossa, deve sapere la verità. E la verità è la seguente:


1) Sussistono molte e gravi divergenze con gli eterodossi. Tali divergenze sono note e si studiano a scuola. Esse si sintetizzano nella concezione della Chiesa. Chi ne è il centro, il fattore decisivo, la massima autorità? L’Uomo-Dio Gesù Cristo o un uomo? Secondo la dottrina ortodossa, il capo infallibile, il criterio e la fonte della Verità è l’Uomo-Dio e il Santo Spirito che scende non su un singolo uomo, ma su tutta la Chiesa. Secondo la dottrina romano-cattolica la suprema autorità ed il criterio infallibile è un uomo, l’infallibile Papa di Roma. Senza il Papa, a giudizio dei Romano-cattolici, la Chiesa non può esistere né ci può essere un’unione. Per i Protestanti il criterio e la fonte della verità non è il Papa di Roma, ma ogni fedele può trovare la Verità, o almeno una parte della Verità, senza che sia necessaria l’autorità di tutto il corpo della Chiesa. Il che significa che sia presso i Romano cattolici che presso i Protestanti ci troviamo di fronte ad una forma di soggettivismo. I Romano-cattolici hanno un solo Papa, i Protestanti ne hanno tanti quanti sono essi stessi. Sostanzialmente sia presso gli uni che presso gli altri ci troviamo alla presenza dello stesso grave peccato: l’allontanamento dall’Uomo-Dio da parte dell’uomo. Gli Occidentali, allontanando l’Uomo-Dio e ponendo al centro della Chiesa l’uomo, diventano antropocentrici. L’antropocentrismo rappresenta la sostanza di tutte le eresie dell’Occidente. Noi, invece, rimaniamo nell’ambito della santa tradizione umano-divina dell’Ortodossia.

In fondo il problema è quello della salvezza. Chi si può salvare in una Chiesa, il cui centro non è l’Uomo-Dio, ma un uomo “infallibile”? Perciò noi ortodossi non possiamo accettare di unirci con i Romano-cattolici né con i protestanti, finché essi persistono nel loro antropocentrismo. Ogni unione con gli eterodossi, prima di un loro ritorno alla tradizione umano-divina dell’Ortodossia, sarebbe un tradimento del Cristo, il quale s’è incarnato, ha sofferto, è risorto, è salito al Cielo ed ha fondato la sua Chiesa proprio per diventare il centro della nostra salvezza e per porre fine ad ogni forma di antropocentrismo, che significa la ripetizione del peccato dei nostri progenitori, l’egoismo che distrugge la vera unione con Dio e con gli uomini, la credenza in un Dio ed il rifiuto dell’uomo ad affidarsi incondizionatamente alla Grazia salvatrice del Signore.

2) Un altro tema, che è posto spesso in risalto nelle raccomandazioni di personalità ecclesiastiche e sulle colonne della stampa profana, è il così detto Calice comune. Affermano costoro che per raggiungere l’unità dobbiamo cominciare a comunicarci gli uni nelle chiese degli altri. Gli eterodossi nelle nostre chiese e noi nelle loro. Ma come possiamo comunicarci nelle chiese degli eterodossi, i quali sono nell’errore? Il Calice comune presuppone una fede comune. Se pur non professando la stessa fede, ci comunichiamo gli uni dagli altri, ciò significa che abbiamo in comune con gli eterodossi anche la fede. Se io, ortodosso, mi comunico in una chiesa non ortodossa, significa che condivido gli errori degli eterodossi. È caratteristico che i santi canoni della nostra Chiesa, a cui integralmente dobbiamo attenerci, poiché sono opera dei Santi e dei Concili, proibiscono non solo il Calice comune, ma anche la preghiera comune con gli eterodossi, poiché anche la semplice preghiera in comune rappresenta la partecipazione alla fede di colui con il quale preghiamo o, per lo meno, gli fa falsamente credere che non è nell’errore, per cui non è necessario che ritorni alla verità.
Il Cristo è sempre lo stesso nei Sacramenti, nei dogmi e nel culto e non possiamo unirci nei sacramenti e nel culto, quando non siamo uniti anche nei dogmi. L’unione solo nei sacramenti e nel culto è una specie di schizofrenia e di rottura dell’unità nel Cristo. Il Nuovo Testamento c’insegna che “uno è il Signore, una la Fede ed uno il Battesimo” (s. Paolo, Efesini 4,5)

3) Infine deve essere reso noto che il piano del Vaticano per l’“unione” degli Ortodossi con Roma consiste nello sviluppo di reciproci buoni rapporti, contatti, simposii, preghiere in comune e della comunione eucaristica, come pure nell’intorpidimento della coscienza degli Ortodossi, così che questi ultimi si abituino a comunicarsi nelle chiese romano-cattoliche. Quando fosse raggiunto questo fine, si giungerebbe anche all’unione. Infatti che altro è l’unione se non comunicarsi nelle chiese degli altri? Si tratta del cosiddetto ecumenismo laico, poiché all’unione non si arriverà dall’alto da parte dei vescovi e dei teologi, ma attraverso il popolo, il quale si preparerà psicologicamente con tutti i mezzi affinché non reagisca o non impedisca l’unione dall’alto.
Il piano dell’ecumenismo laico ha cominciato ad essere applicato con successo. Molti ortodossi, per influsso dell’indifferenza religiosa e della predicazione dei protagonisti dell’ecumenismo laico, i quali si chiedono: “Che significato hanno i dogmi? L’amore deve avere il primato. L’amore c’impone di unirci anche se sussistono differenze dogmatiche”, hanno cominciato a comunicarsi nelle chiese romano-cattoliche.

L’amore cristiano c’impone d’amare i nostri fratelli eterodossi, a riconoscere ciò che hanno di buono, a pregare ed a lavorare senza fanatismo perché si riveli loro la verità dell’Ortodossia. Ma a questi obiettivi non si deve giungere sacrificando la vera Fede e per di più per un’unità che non avrà il suo fondamento nella Verità, ma nei compromessi, nella diplomazia in fini non religiosi. La Volontà di Dio è espressa nella Sacra Scrittura e nella Tradizione: L’unione nella Verità.
Sia oggi che sempre la Chiesa ortodossa ha posseduto e possiede il vero Evangelo del Cristo e perciò rappresenta una speranza per il mondo. Da questo punto di vista, il nostro più grande contributo nei confronti degli eterodossi e di tutto il mondo consiste nel conservare immutata e viva la nostra santa Fede che è quella degli Apostoli e dei Padri.




[1] Da “Teoloski Pogledi”, n. 4, 1975 Trad. di A.S. In “Messaggero Ortodosso”, Roma, ottobre 1976 n. 10, 5-9.