domenica 17 marzo 2013

Omelia del nostro parroco nella Domenica dei Latticini


02 Marzo 2014
Domenica dei Latticini
Ricordiamo la cacciata e l’esilio di Adamo dal Paradiso.


Questa domenica concludiamo la prima parte del Triodion, per entrare - da domani- nella Grande e Santa Quaresima: “lo stadio delle virtù è aperto, chi vuole entri, e lotti secondo le regole e riceverà dal Cristo il premio della vittoria.
Abbiamo incominciato con la domenica del Fariseo e del Pubblicano, dove la Chiesa ci ha insegnato la virtù dell’umiltà, come presupposto indispensabile per la metania-conversione di vita al Vangelo. 
In seguito, con la domenica del figlio dissoluto, Essa ci ha assicurati che la salvezza è possibile quando c’è sincera metania; infine, domenica scorsa con il Giudizio universale del Signore, ancora più insistente è diventato l’invito alla metania e al ritorno a Dio per arrivare a oggi, dove la Chiesa ci ricorda un fatto serio e tragico che diventa la causa della venuta di Cristo nel mondo cioè la cacciata dell’uomo dal Paradiso.
L’uomo contemporaneo quando sente ciò, lo considera come una barzelletta; è assodato che ciò che dice la Sacra Scrittura è verità di fede. La cacciata dal Paradiso rappresenta il fatto tragico e terribile della morte dell’uomo causata dalla separazione da Dio per mezzo del peccato. Ancora più tragico è che, nonostante Dio avesse dato all’uomo nel Paradiso la possibilità della metania, l’uomo non ha voluto accettare la sua caduta ma ha trasmesso la sua responsabilità alla donna che a sua volta ha incolpato il serpente.
Il più grande e terribile peccato di Adamo di allora e dell’uomo odierno è la ametania, il non volere riconoscere il proprio peccato e il non voler convertirsi.
La scienza odierna urla e si dimena nel volerci convincere che l’uomo provenga dalla scimmia con l’unico scopo di voler dubitare e annullare la nostra creazione divina. Volete una prova che dimostri la nostra caduta, cioè il nostro peccato? Chiedete a un bambino: “perché hai fatto questo?”, ed egli risponderà: “non l’ho fatto io, l’ha fatto lui!”. Anche noi, quando ci si rimprovera qualcosa, per istinto ci giustifichiamo e incolpiamo agli altri.
Questo comportamento di scaricare la nostra responsabilità agli altri, non dimostra la nostra origine dai progenitori e quindi la verità del racconto sacro?!
Senza il riconoscere con sincerità il nostro peccato, e con sincerità ritornare a Dio, l’uomo non raggiunge la sua santificazione e la sua unione con Dio nella persona di Gesù Cristo, il suo vero Figlio. 
Per questo, il periodo della Grande Quaresima è il periodo in cui il Cristo ci afferra per mano lungo la strada della conversione e della nostra completa consacrazione a Dio.
Oggi, purtroppo, costatiamo con tristezza che, quando si parla di Quaresima, essa rimane purtroppo solo un nome senza contenuto. 
La parola del Vangelo e la parola autorevole dell’Apostolo Paolo insistono su due punti fondamentali i quali dovrebbero aiutarci a vivere da Cristiani questo lungo viaggio di purificazione del cuore e del corpo attraverso la preghiera personale ed ecclesiale accompagnata dal digiuno. I due punti sono: il perdono e il digiuno.
Lo dice Gesù stesso, non sono fantasie o fissazioni o estremismi monastici ma è il Vangelo che fa da norma assoluta alla nostra vita. Non possiamo vivere la Grande Quaresima se non perdoniamo di cuore il nostro fratello. Il perdono e la misericordia sono le virtù che ci rendono simili a Dio. Il nostro digiuno risulta essere ipocrita e falso se non ci sono in noi il perdono e la misericordia che infiammano il nostro cuore. Il vespro di questa sera, con cui si da inizio alla Grande Quaresima, prende il nome di “Vespro del perdono o dell’amore”.
Quale digiuno è accetto a Dio? Certamente non è concepibile dichiararsi Cristiani Ortodossi e non osservare il digiuno che la Chiesa, cioè Cristo, ci dice di praticare.  Sicuramente staremo lì a giustificarci e a trovare tante scuse, ma questo è segno di egoismo e superbia nascosta). Nell’Ortodossia non esiste il “fai da te”. 
Il digiuno dai cibi deve essere accompagnato dalla preghiera, dall’elemosina verso i bisognosi, non lasciamoci imprigionare dall’egoismo perché molte volte sento: “Io mi faccio i fatti miei”, questo può essere positivo ma può essere un peccato mortale quando io chiudo il mio cuore al fratello che mi chiede il suo aiuto. Il digiuno gradito a Dio è il digiuno dalla bocca, dagli occhi (dalla televisione e da immagini sconce), dalle orecchie, in definitiva è digiunare dal peccato e dalle passioni. Leggiamo il Vangelo nelle nostre case? Lo conosciamo?
“Non seguite la carne nei suoi desideri” cioè non seguite i moti disordinati del corpo perché il nostro corpo è tempio di Dio e le nostre membra sono membra di Cristo.
Il giorno della salvezza è alle porte! Non lasciamoci prendere dal sonno e dall’indolenza ma entriamo nello stadio delle lotte e cerchiamo di deporre il vecchio uomo corrotto dal peccato e di rivestire il nuovo uomo, il Cristo risorto, luce del mondo.

AVVISI

Il programma quaresimale lo avete già tra le vostre mani, ogni mattina (07. 15) c’è la preghiera in chiesa, ogni sera alle 18.30 il Grande Apodhipnon, il venerdì l’Akathistos e il Sabato 8 alle ore 9.30 incomincia la Santa Liturgia nella Cattedrale di Brindisi sulla tomba di san Teodoro di Tiro con la benedizione delle Kolive in onore del Santo. Inoltre i Sabati alle 18.30, il vespro che ci prepara alla Domenica. 
Solo con 40 di febbre siamo giustificati dal non venire in chiesa la domenica; tuttavia noto, con grande dispiacere, che a ogni occasione buona tralasciamo il venire in chiesa e andiamo a divertirci. 
Sappiate che questo è un peccato mortale perché disubbidiamo a un comandamento divino dove il Signore ci chiede per Suo amore di consacrare il settimo giorno o l’ottavo giorno solo per Lui: "sei giorni lavorerai ma il settimo giorno è sacro". 
Come il Signore si è riposato, così tu devi riposare per ringraziarlo.
Anche il non digiunare come fatto sistematico e volontario è un peccato, perché disubbidiamo ad un comandamento divino.