mercoledì 18 giugno 2014

Una malattia spirituale: l'acedia (sintomi e cura)



COSA E'?

L'acedia: terribile passione che contiene tutte le passioni. E' negligente l'anima che è malata dell'amore del piacere. L'acedia corrisponde a un certo stato di pigrizia o noia, ma anche di disgusto, di avversione, di stanchezza, di abbattimento, di scoraggiamento, di languore, di torpore, di indolenza, di assopimento, di sonnolenza, di pesantezza del corpo e dell'anima, essendo l'acedia capace di spingere l'uomo al sonno senza che egli sia realmente affaticato.

SINTOMI

E' un'insoddisfazione vaga e generale. L'uomo, quando è sotto il dominio di questa passione, non ha più il gusto per cosa alcuna, trova ogni cosa insulsa e insipida, non si aspetta più nulla di nulla.
Quando egli è solo non sopporta più di rimanere nel luogo in cui si trova: la passione lo spinge a uscirne, a spostarsi in uno o diversi altri luoghi.
Talvolta, egli si mette a errare e a vagabondare...ricerca a ogni costo contatti con altri. Tali contatti non sono obiettivamente indispensabili ma indotti dalla passione. Può accadere che l'acedia ispiri un'avversione intensa e permanente per il luogo in cui si risiede, che gli dia motivazioni per esserne scontento e lo porti a credere che starebbe meglio altrove. L'acedia può anche condurlo a fuggire dalle sue attività, particolarmente dal suo lavoro, di cui essa lo rende insoddisfatto e lo conduce allora a ricercarne altri, facendogli credere che questi saranno più interessanti e lo renderanno più felice. 
L'acedia è accompagnata dall'ansia, inquietudine, disgusto. Rende irritabili. A volte, le visioni della notte sono generate dall'acedia.

PERCHE' ATTACCA?

Per nuocere alla regolarità e alla costanza della disciplina ascetica di cui si ha bisogno

COME GUARIRE

Come dice sant'Antonio il grande, "il riconoscere di essere già ammalati dona sollievo".
Questa passione non si fugge ma occorre superarla resistendole:
-Non cedere al torpore o al sonno, praticando lavori manuali o facendo le grandi prostrazioni sino a terra (le metanie).
-Non credere che si guarisca uscendo, curiosando, facendo cose inutili.
-Il ricordo della morte: l'acedia per scoraggiarci nella lotta spirituale o nel nostro lavoro ci mette davanti la durata della vita e la fatica. Noi dobbiamo contrattaccare pensando che ogni giorno sia l'ultimo e impegnandoci a viverlo bene proprio perché è l'ultimo.
-l'importanza di un piccolo programma quotidiano, a cui dobbiamo essere fedeli scrupolosamente (es. mi alzo alle ore 08.00, prego un quarto d'ora o mezz'ora, poi faccio i miei lavori etc.)
Anche se il demone ci dice: "Eh, oggi sei stanco...non fare le preghiere della sera, non osservare la tua regola di preghiera". NO, noi dobbiamo farle...se non riusciamo a pregarle tutte almeno la metà. Gli uomini santi sono stati gli uomini d'akrivia (che in greco significa "osservanza precisa", nel nostro caso si tratta dell'osservanza precisa del loro programma quotidiano): Il giorno in cui morì il gheronda Iosif l'esicasta, i suoi discepoli trovarono annotato nel suo diario: "anche oggi ho pregato il vespro".
-Tuttavia, questi antidoti non hanno alcun valore, se non sono accompagnati dalla preghiera. Da solo l'uomo non può vincere le passioni, deve invocare l'aiuto divino. 
Preghiera con pazienza, speranza, perseveranza, con lacrime a cui deve partecipare anche il corpo attraverso le grandi prostrazioni (metanie).
Il nome di Gesù durante il giorno (Signore Gesù Cristo, abbi misericordia di me, peccatore) aiuta a fare grandi progressi. 

La vittoria sull'acedia porta tregua nella lotta spirituale perché essa contiene in sé gran parte delle passioni.

(piccolo sunto dal libro: 

Terapia delle malattie spirituali. Un'introduzione alla tradizione ascetica della Chiesa ortodossa


di Jean-Claude Larchet)